25.1.09

BROKEN

Photo: Cantello (VA), Italy- 30.XII.2008

Ci ho pensato tanto in questi giorni, avrei forse fatto bene a scrivere prima, per sfogarmi, per non tenere dentro al cuore come troppo spesso accade quel peso che schiaccia e che ti porta a girarti sul fianco, sotto le coperte e sentire che questa volta le lacrime ti scorreranno giù e tu non potrai far nulla per fermarle.

Perchè quando sei più vulnerabile, quando ti ritrovi in un letto bloccata da venti giorni con una vertebra rotta, è lì che cominci a pensare. Sembra inevitabile, vorresti svuotare la mente e non pensare a nulla, al vuoto, a quanto grande possa essere il cosmo, e invece no: eccoti lì a pensare e pesare la tua Vita, quello che hai fatto, i tuoi legami personali, la famiglia, le volte che hai amato veramente e non quelle in cui ti sei lascivamente andata andare per renderti conto che puoi contarle su tre dita e che si: ti bruciano da morire.

Ripenso al cavallo in corsa come avrei potuto non cadere o cadere meglio, al momento dell'impatto con il suolo, l'odore della terra umida su cui il mio corpo si è schiantato in pochi attimi, giusto il tempo di pensare alla Vita ancora una volta e a tenere su quella testa per non picchiarla e poi il tonfo secco: muovi quelle gambe Elisa, muovile. Brava, puoi ancora camminare. Poi il fiato manca: oddio non respiro, non vedo più niente, non voglio svenire non voglio. Penso al professor Formato mentre lunga e distesa mi contorco dicendo che non respiro e che non voglio svenire, come se uno potesse decidere se svenire o no, che folle idea.

Ma non svengo, non svengo perchè il solo pensiero che chi ho lì accanto non sappia cosa fare mi rende pazza e forte allo stesso tempo: non puoi svenire Elisa, no no no. Nemmeno contemplabile.

Cerco con gli occhi il cavallo, dalla mia visuale ristretta non la vedo. Ora non deve importarti del cavall0, Sarà lì da qualche parte di sicuro. Una coperta calda, una telefonata: Mamma, sono io, stai tranquilla, sono caduta ma sto bene. Ambulanza, barella spinale, pronto soccroso, attesa, lacrime, radiologia, voglio fare la pipì, no fino a quando non avremo i risultati delle radiografie, lei ha la schiena rotta signorina, io devo andare in Olanda, devo andare in Kazakhstan, devo... lei deve stare a letto immobile per un mese e poi vedremo quando e come potrà tornare in Olanda.

L'infermiere Rubens, sì, perchè con tutte le persone che avrei potuto incontrare al Pronto Soccorso incontro lui, avvolto nel suo camice giallo canarino, che sembra stia scappando dalle grinfie di Silvestro, con due mollettine a forma di maiale e albero di natale attaccate al camice, mi sbatte la padella sul ventre e se ne va. Le teste di cazzo non cambiano mai ripeto tra me e me, nemmeno travestite da Titti. Su le gambe, giù le gambe, fuori i piedi dal letto, non ce la farò a stare cosi per cosi tanto tempo.

Invece poi ti accorgi che i giorni passano, che se prima le mattine sono interminabili, poi scorrono lievi come foglie autunnali trasportate dalla corrente, che l'amore di chi ti sta intorno e che ti accudisce, che ti lava, ti imbocca, ti massaggia, annulla tutto o almeno ci prova. Che gli Amici che ti chiamano, ti scrivono email o cartoline da oltreoceano, che si radunano attorno al tuo letto per mangiare una pizza e guardare il film più impegnato o stupido dell'anno, che nonstante i duecentocinquantamila impegni quotidiani un giorno si e uno no suonano alla tua porta, che verrà aperta da qualcun altro, ma che sono tutti lì per te, ti fanno credere che forse non sei proprio cosi male come amica o che forse sono loro che sono dei veri eroi.

Ma non basta mai, perchè il nostro animo non si accontenta e sei lì che fai la conta di quelle persone su cui avresti contato di più e che invece non sono state nemmeno capaci di mandarti un misero sms. E ti incazzi, perchè arrabbiarsi non basta,non serve, ma lo fai ugualmente. Quelle persone, quella persona, per cui saresti stata pronta a salire sul primo volo per raggiungerla, come se non l'avessi mai fatto, pur di dimostrarle quanto valesse per te. Quella persona che hai pensato di amare più di tutto e di tutti, e che è stata così brava a sparire e non lasciare traccia. Ti chiedi quanto valesse davvero, quanto quelle parole dette fossero reali e forse è da qui che inizia la guarigione, da quel preciso istante in cui capisci che di rotto non hai solo una vertebra, ma anche il Cuore e che nonostante gli sforzi le bugie che ci raccontiamo per anni, quel Cuore aveva un estremo bisogno di noi e di essere curato, per avere di nuovo la possibilità di amare in modo vero e non di fare finta.

Con sincero affetto e riconoscenza, a Voi.

Elisa

2 comments:

Imane Bounoun said...

ciao stellin,

mi dispiace un sacco non poterti stare molto vicino...
Mi raccomando DON'T GIVE UP e ricordati che tra qualche mese tutto ritornerà come prima. Potrai prendere in mano la tua Vita e la tua Bici e correre senza fermarti se non quando lo vorrai tu...inchAllah!

Un abbraccio mia Cara Amica
Imane

Chiara Catella said...

AAAehm... lo sapevo che questo post non avrei dovuto leggerlo in ufficio... che poi vallo a spiegare alle quattro sfigate che lo popolano che sto lacrimando per il tuo post heheeh. come ti capisco cucciola. è terribile da ammettere, ma sono purtroppo gli eventi drammatici della vita che con tutta la durezza di cui solo lei è capace, ci spiattellano in faccia chi siamo veramente e quanto di vero e profondo abbiamo costruito. è come svegliarsi all'improvviso da un lungo sonno. il mio risveglio è stato traumatico, sono passati quasi cinque anni e forse adesso inizio davvero a camminare sulle mie gambe con stabilità e fermezza. e non è da molto di più che il mio cuore ha smesso di far male. però, per quanto inspiegabile e doloroso sia affrontare tutto questo, credo che una prova così dura nel suo delirio comunque serva. serve a te, per guardarti dentro e conoscere e scoprire un'elisa nuova, serve per capire davvero quali sono le persone su cui puoi contare, serve per ripartire e diventare più forti. serve per imparare a dare il giusto peso alle cose. quanti altri voli avresti preso per una persona come quella? che nel devasto e nella disperazione totale si volta e ti lascia sola? io non so se sono riuscita a starti vicina come avresti voluto, so che ti penso e ti ho pensata davvero tanto. non dimenticarti mai di ciò che la tua famiglia ha fatto per te. ognuno a suo modo ha cercato di aiutarti ed esserti vicina, nell'intima difficoltà ed umiliazione di non essere nemmeno in grado di lavarti da sola... riparti da qua. adesso sai chi davvero tiene a te e sono certa che anche la nuova elisa, una volta superato tutto ciò, sarà una persona migliore. semmai fosse possibile. ti voglio tanto bene cucciola, anzi elicucciola (come recita il mio cellulare da 10 anni a questa parte...) e spero con tutto il cuore che la radiografia di domani sia per te motivo di gioia. che poi c'abbiamo la festa da fare no??? CHE FESTA SIA!!! ti abbraccio forte! La tua mami