9.11.10

50 giorni e 50 notti

Ero seduta sull`autobus mentre andavo al lavoro ieri pomeriggio quando e` salita una signora russa paffuta sull`ottantina. Portava un cappello marrone dalla tesa larga e al collo una sciarpa di viscosa rossa e bianca. Subito, mi sono alzata per cederle il posto, come si usa qui e come un tempo si usava molto piu` spesso fare anche in Italia e la signora mi sorride e mi dice “Spasiba”, grazie in russo . Poi mi fa capire che avrebbe messo sulle sue gambe il mio zaino. Io la ringrazio e lei replica “no, sono io che devo ringraziarti”. Non capisco subito il perche`, ma sento le lacrime cosi` pronte a scorrermi giu` dagli occhi.

Sono arrivata qui da cinquanta giorni; non ho mai scritto granche`, anzi diciamo che non ho mai scritto punto. Mi sono ritrovata immersa di nuovo in una vita frenetica fatta di lavoro, tesi, e altri impegni piu` o meno pressanti e non mi sono mai imposta di sedermi e aggiornare questo blog.

Ironia della sorte e` da piu` di una settimana che sono senza computer e sto scrivendo da quello del mio fidanzato che appena possible me lo lascia per lavorare alla tesi e cercare di stare un po` in contatto con il mondo anche se in realta` non e` cosi` facile.

Cinquanta notti passate qui sotto le montagne e sotto i trampolini di lancio per il salto con gli sci per le Asiadi che inizieranno a fine gennaio, dove l`appartamento che condivido con la mia amica P. e` situato.

Cinquanta notti centroasiatiche. Tante le avventure di questi quasi due mesi. Tante quelle che ho gia` dimenticato non avendole annotate. Tante quelle da vivere ancora, aspettando con gioia e trepidazione la fine di gennaio quando io e S. ci sposeremo. Proprio qui. Sotto queste stesse montagne. E dove inizieremo una nuova grande grandissima avventura.

L`altro giorno mentre parlavo con S. e cercavo di far uscire tutta la frustrazione che mi pervadeva a causa dl mio pc guasto, gli ho detto che a volte la mia vita mi sembra “una barzelletta”, ma in fondo si tratta pur sempre di una bellissima barzelletta.

In tanti si chiedono cosa io faccia qui, cosa mai io abbia nella testa per decidere di lasciare l`Italia e venir fin qui dove non ci sono orari degli autobus e dove estrema ricchezza e poverta` e disperazione convivono porta a porta in un modo cosi` ovvio da farti venire il vomito ogni giorno. Cosa io abbia nella testa per volermi sposare in un paese che non e` biologicamente ne` il mio ne` quello del mio futuro marito.

Fra le tante spiegazioni che potrei dare la piu` ovvia e` la seguente e l`ho capita proprio mentre viaggiavo sull`autobus ieri: questo e` un posto dove chi ti aiuta lo fa ancora solo e perche` vuole aiutarti, senza aspettarsi nulla in cambio. E io qui mi sento a casa, perche` se cosi` non fosse non potrei mai abitarvici.

So che non e` facile capirmi e il mio rispetto va tutto a chi, come mamma e papa`,cercano di farlo al meglio delle proprie possibilita`. Grazie di essermi vicini.

A presto.

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